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testo critico:
I temi
La lettura del territorio indica piani materici, aggregati salinici, agenti di corrosione, sassi, aghi. Piani trasversali rispetto alla L.T. declinati e continui. A superficie apparente ordinata in scala cromatica (in quanto il degradare del suolo e quindi la visione di piano traslato in intervalli) confonde la materia, ora linguaggio visivo, ora esperienza tattile. Se tale è un territorio, il concetto di sublime (lettura dell’osservatore) si allontana dal retorico, quale l’elemento significante, quale il significato. La bellezza di fronte all’alterità ad altro da se, a linee di luce o pensiero, che evidenziano la distanza oggettiva. Un intervallo che diventa relazione e processo, le presenze fisiche sono contingenza a luogo, al tempo. Il dialogo è posto su un piano di valore qualitativo, sia esso complesso o di possibile riduttività a relazione semplificata. Se questo accade la bellezza si riappropria della forma, la restituzione dell’immagine non ha più alcun valore. Se i piani, linee, organicità, sono strumento di lettura l’intervallo ha reso possibile la semplificazione.
I popoli da stanziali migrano occupando territori più lontani. L’oralità del racconto, il fascino del suono si fa scrittura, ancor prima concezione ideoplastica. Esaminando la proposta cinematografica “di genere”; il film di guerra si basa su logiche strategiche, campi d’azione, ordinamento del pensiero. L’elemento iconografico restituisce uno schema verticale, dove l’aspetto narrativo è assente. La percezione del territorio contiene in se possibili declinazioni; reale apparenza risolta in punto di noia o immaginazione altra. Categoria dei con-possibili. La musica e il sogno.
Architettura.
L'architettura del paese non esprime un rapporto di armonia con il paesaggio, dove tutti gli elementi concorrono a costituire lo spazio per poi qualificarlo in luogo che abbia unità formale. L'architettura sembra essere una frammentazione di relazioni e di stili, luci e ombre che non convergono a valorizzare la bellezza naturale. L'elemento che qualifica, il punto di contatto, fra lo spazio naturale e lo spazio urbano, sarà la presenza della neve. La neve tutto copre e livella, cancella i vuoti culturali e di stile in immagine armonica. La relazione diventa più ampia, comprende altre categorie e valori aggiunti. La neve mostra qualcosa al di là dello spazio finito.
Linea.
La neve non avvolge i muri, comprendendone la forma ma si ritira da essi, non più cornice che chiude, si risolve in forma autonoma. Si stacca dalla matrice originaria è un volume pesante, che retrocede, la base gelata prima aderente al muro, ora ne conserva l'impronta ma non ha più alcuna relazione d'appartenenza; il vento ha scavato fra le due superfici una linea, di confine libero. I prati nel paese arrivano ai margini della strada, sono collinette, alcune sostenute da muri. Nell'arte classica l'ornamento ha funzione di fregio, pareygon. L'ornamento neve, si rivela come presenza fisica, non più aura che contiene l'opera. La neve è accanto a noi, come niente lo è di più, una forma che si elide dal dato reale. I piani trasversali segnano la linea di percezione. La restituzione dell’immagine si allontana dalla visione retorica.
Metalli.
Le strade seguono la morfologia del territorio sono codici visivi di uno spazio mentale. La configurazione del paese è rappresentata da un asse stradale sul quale sono distribuite le poche case, sparse e lontane. Distanziate da aree naturali che prevalgono per estensione sugli spazi urbani; i prati giungono direttamente al piano. Questa strada, possiede una specifica individualità. Il paese si costituisce in immagine di natura. La fisionomia del luogo assume connotati incerti, pochi nuclei abitativi raccolti e la presenza di un anomalo agglomerato urbano, un paese lungo e vuoto, quasi un'area di transito, un non- luogo per certi versi espresso in un quadro disomogeneo. L'immagine urbana non è densa, il campo visivo è quasi del tutto libero è solo natura. L'essere in strada come presenza che osserva i fenomeni del vuoto. La strada oggi viene considerata estensione, direzione verso qualcosa. La cultura quantitativa guarda a ciò che è misurabile, al consumo alla velocità a categoria facilmente classificabile. A questa predisposizione sfugge il valore di ciò che qualifica, sia esso paesaggio naturale o elemento urbano, forse un paracarro di pregevole fattura. Il non-paese è una situazione ideale di a-posizione.
Rapporto Matematico.
Il rapporto tra prospettiva e luce, tra architettura e natura si configura nella relazione di due spazi, aperto e chiuso. Lo spazio aperto è proprio del paesaggio. L’asfalto da forma alla natura, nel senso che si colloca nello spazio del paesaggio, come forma separata. Lo schema è un insieme trasformabile, nel quale si scoprono connessioni di materie, ghiaccio, erbe, linee che si intersecano. Le condizioni atmosferiche cambiano repentinamente e i frammenti geometrici, sparsi tra la neve, sono in dissoluzione. L'intera struttura dell'uomo, si allontana dalla condizione di natura.
Residualità.
Il vuoto si traduce in uno spazio mentale, aver percorso le strade e raccolto solo un'infinità di dati, poiché ancora infiniti sono i loro mutamenti. Cambiano gli istanti della luce, codici da archiviare nella memoria, ogni dato fa parte di un processo fecondo e vario, che si instaura nel processo mentale, lo alimenta. L'immagine che si ferma, il segno è sottrazione di spazi. L'attesa che è distanza dal fare, dal proprio progetto, diventa sospensione importante, conduce a svolgere un lavoro senza approssimazione. Un disegno pensato e desiderato in modo tale da essere in posizione di parità, con l'antitesi e la congiunzione, con l'essere fuori e dentro allo spazio, a un tempo. La distanza da sé, porta a riconoscere l'essenza delle cose. Entrare dentro lo spazio, nei significati della latitudine della terra, lasciarsi attraversare dalla luce, diventa vuoto interiore, situazione di calma. Il vuoto rappresenta una forma del nulla, ci pone in relazione, facciamo parte del processo di natura, presenza di un tempo comune. Le distese di luce, l'ornamento, gli astri, le nebbie, nel tempo vuoto. Questo tempo dove non compare la figura umana, non comporta il sentimento di solitudine, ci riempiamo nel vuoto per poi dialogare. Lo spazio vuoto origina la condizione di libertà, da cui la distanza si determina. Essere vuoto, corrispondente a un tracciato, a una strada di neve. Il niente, il vuoto è indispensabile alla mente, conduce a un progetto, a una forza visiva. Siamo spazio nello spazio, risonanza di luce e volumi della mente. Si incontrano i due spazi, la presenza naturale e la presenza umana, non si è più o meno, di quello spazio, ma vuoti uguali, di un unico tempo.
Senza Titolo.
Sul prato in declino, la neve avanza, un piano che si conclude, alto e gelato. Il vento rasente la strada si insinua nei prati, secchi e bagnati, filtra sotto alla neve l'attraversa e disidrata riducendola. La forma modellata in rapporti concavi e convessi è molto solida un rilievo marmoreo che esce dai prati e dai muri, percorre il paese, i cigli della strada. Il prato è sovrastato da questo elemento plastico, nascosto sotto a un piano traslato. Questa neve non è copertura dei prati, livellamento uniforme, visione romantica, ma presenza fisica, da percepire nella sensorialità tattile, è la dimensione presente. Lo spazio astratto non comprende la nozione di limite, conduce ad altre prospettive. La neve rientra nella circolarità della sua natura, torna acqua.
Spazio.
Muta transita la nebbia, si adagia bassa tra scheletri per metà viventi, strutture disseminate dai toni spenti di enorme fascino, legni spogliati dal significato simbolico. Il colore neutro collega relazioni di palude. Le costellazioni, la luce bianca, sono forma chiara ad altre apparenze. La natura si mostra immagine finita, il pensiero non elabora nessuna prospettiva, questo lo scarto della natura, indifesi rientriamo con una forza in noi. La forma terrena di stelle è irraggiungibile nel suo tempo, un tempo di cristallizzazione che si dissolve nella muta nebbia.
Studio Anatomico.
Lo spazio vuoto è una dimensione incorporea, il vuoto non ha peso. Il vuoto altresì riempie le dinamiche della mente, l'immersione fisico-spaziale, attraversa le regioni della solitudine. La dimensione umana non appare, raramente, molto raramente e quegli spazi sono un vagare di presenze. L'area urbana è presenza di un disegno dell'uomo. La natura è un processo di relazioni, si costituisce in immagine e in spazi. L'area gelida è percezione fisica del vuoto, ma anche percezione visiva di trasparenze. L'aria è uno spazio attraversabile, ma anche elemento che ci attraversa, l'immagine del vuoto si sedimenta in noi. Continuare ogni giorno ad attraversare quello spazio, contenente una molteplicità di espressioni, apre a infiniti orizzonti. La ricerca è partecipe nel vuoto, un procedere di rimandi e intuizioni, di relazioni spazio-mentali. Procedere nel significato di natura, uno spazio che da autonomia, risale tutte le strade del mondo.
Figura.
Un agglomerato di masse si presentava esternamente ai volti chiusi, in superficie spigoli, scanalature, chiudevano la struttura arti, come leganti. Un insieme di parti plastiche piegate a terra, creava un moto, un graduale spostamento, la staticità diventava linguaggio mobile e la compattezza della forma divergeva, si smaterializzava in estremità e colli protesi, mantenendo equilibri di pieni e vuoti. Un elemento che svelava la sua struttura portante, il corpo, il sensore, nel disgregarsi della materia dell'intelligenza. La metamorfosi del corpo, come un volume di neve, già visto ma di quelli sporchi vicino alla strada che conservano un loro moto interiore. Un contorcersi di forme in movimento narrativo nel cortile del palazzo istoriato, da un diverso ordine architettonico. Un volume come neve, la pelle bianca polverizzata dove la luce rifrange, avanza in modo poco naturale; si incrociano fenditure come mani, neve, massi ciclopici, urbani, alti metri; hanno screpolature portano i segni del tempo, traslucida pelle glaciale assemblamenti di pieghe di solchi, che cambiano durante il giorno. La forza procedeva si esplicava in tensioni esasperate non creature, ma cavi, tensori della fascia lata, come corde d'acciaio, un tumulto interiore, una immagine statica di volume in espansione. Beauty Biennale Danza 08 Venezia.
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